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Appendice
L'alluvione di
Finalborgo (1900) Si deve precisare innanzitutto che l'alluvione non fu un fenomeno
circoscritto al solo Finalese ma colpì praticamente tutta
l'attuale provincia di Savona e la parte occidentale di quella di
Genova.
Tuttavia venne particolarmente danneggiato il Comune di
Finalborgo, per la sua particolare posizione geografica nel
triangolo tra il torrente Pora ed il suo affluente Aquila (pur
toccata, Finalmarina fu meno coinvolta). A ricordo
dell'alluvione Finalborgo è punteggiata da numerose targhe in
marmo che indicano il livello raggiunto dalle acque e la
drammaticità del momento è stata immortalata da alcune antiche
cartoline. I due torrenti sono stati protagonisti di analoghi
avvenimenti anche nel XVII e XVIII (le croci sugli stipiti di
Porta Testa coincidono con le altezze dell'acqua). Tuttavia quanto
successo all'alba del XX secolo fu particolarmente pesante. Il
Pora e l'Aquila raggiunsero una portata complessiva di 787
mc/s contro una capacità massima degli alvei di 445 mc/s. Il 28
settembre 1900, preceduto da un forte nubifragio che il giorno
prima sconvolse la zona costiera, le precipitazioni si abbatterono
nella zona a monte dei due torrenti: intere sezioni di bosco
vennero trascinate a valle dalla furia delle acque e i due
torrenti, anche per l'effetto-diga dei materiali strappati alla
terra, esondarono iniziando una corsa sfrenata verso la foce. I
due ponti di Finalborgo resistettero, ma l'acqua sommerse completamente i
parapetti. La massa liquida si riversò con violenza nell'abitato, ove raggiunse un'altezza di due metri. L'acqua
raggiunse poi Finalmarina, ove distrusse il ponte ferroviario e quello
stradale, mentre su un tratto del torrente Aquila si
accumulò una catasta di materiali vegetali alta almeno tre metri. A
Finalborgo due barche traghettarono le persone rimaste
intrappolate nei piani più alti delle abitazioni sino alle zone
più elevate della borgata e numerosi furono gli episodi di eroismo
per portare in salvo la popolazione, non ultimi quelli dei
militari della vicina caserma. I danni furono quindi rilevanti soprattutto
a Finalborgo, dove tutti i pubblici esercizi vennero praticamente
distrutti, mentre notevoli furono le devastazioni delle vallate
dei due torrenti: l'agricoltura perse i raccolti dell'anno ma
anche quelli delle gestioni successive. I giorni successivi si
presentava agli occhi dei visitatosi e degli abitanti un paesaggio "lunare": al pericolo di
epidemie (gli acquedotti erano inutilizzabili) si unì quello della
carenza di generi di prima necessità, nonostante la macchina dei
soccorsi e quella della solidarietà fosse scattata immediatamente.
La portata dell'avvenimento servì a dissipare le annose
divergenze fra i due Comuni di Finalborgo e Finalmarina: quest'ultimo,
meno colpito dall'inondazione, inviò aiuti in personale e viveri a
quello limitrofo. Nel periodo successivo gli esercenti ed i
privati usufruirono di rimborsi da parte delle strutture
pubbliche. Per fortuna l'alluvione non provocò vittime.
Questi sono i fatti: avendo vissuto in prima persona un disastro
di maggiori proporzioni - l'esondazione del novembre 1994 nell'astigiano
e nell'alessandrino che purtroppo provocò almeno una ventina di
morti - posso capire a fondo la drammaticità di quei momenti.
Contro l'acqua non esiste rimedio alcuno. Il passato dovrebbe
servire ad evitare analoghi avvenimenti in futuro: i bacini dei
fiumi e dei torrenti devono essere ripuliti soprattutto nelle zone
a monte per evitare l'accumulo di materiali trascinabili a valle, gestendo un
disboscamento degli alvei e delle zone immediatamente contigue e
un rafforzamento della tenuta delle piante ad alto fusto in grado
di tenere unito il terreno per evitare il più possibile frane di
terriccio e di elementi
vegetal (tronchi ed arbusti). |
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Due grandi Sindaci
di Finale Ligure
1) Nicolò Sacconi E' il padre della rinascita
dell'economia finalese proiettata nel XX secolo. Lavorò prima
come impiegato e poi come dirigente delle Poste, nelle quali
passò 42 anni con trasferimenti in quasi tutte le principali
città italiane.
Ritornato a Finale, capì il cambiamento
economico/politico della cittadina, nella quale le classi
subalterne volevano intervenire nella gestione dei processi
decisionali relativi agli indirizzi pubblici. Finalmarina stava
infatti degradando: il passaggio dalla vela al vapore aveva
provocato la chiusura di molti cantieri navali e gli abitanti
abbandonavano le proprie case accentuando lo spopolamento
determinato dalla forte corrente di emigrazione in paesi esteri.
La sua esperienza cosmopolita lo indusse a fondare un movimento
politico popolare, che ebbe una forte adesione da parte delle
classi più colpite dalle negatività congiunturali in atto.
Eletto Sindaco di Finalmarina il 10 settembre 1902 ricoprì la
carica sino al 24 ottobre 1920. La sua attività ebbe inizio
con lo studio e la messa in opera di un nuovo piano regolatore
dell'edilizia e della viabilità. Il suo più eclatante successo
fu la stipula di un accordo con Rinaldo Piaggio per la
costruzione di uno
stabilimento per la costruzione e la
riparazione di materiale ferroviario che avrebbe dato lavoro a
300 operai. L'officina vide ufficialmente la luce nel 1908 ed
ebbe un'importanza fondamentale per il Finalese, che
divenne la sede un polo aeronautico di primaria importanza in
Italia ed all'estero. Fu un precursore dello sviluppo
turistico: la presenza di numerosi forestieri sia d'estate che
d'inverno aveva attirato la sua attenzione e si era convinto che
per incrementare il flusso di visitatori occorreva
"preparare comodità di case e di alberghi, perchè poco importano
la limpidezza del cielo, la vaghezza dei monti, e la maestà del
mare, quando in casa vi trovate a disagio". Oltre ad
incoraggiare l'edilizia ricettiva, migliorò l'aspetto di
Finalmarina, rendendola più pulita e bella con la
lastricatura delle vie interne e la costruzione di marciapiedi
su quelle del litorale, riaprì il teatro Sivori (definito da una
guida del 1925 "costruzione di una capacità e di un lusso che
non ci si aspetterebbe in una modesta cittadina"); alla sua lungimiranza è dovuta la posa delle prime
palme lungo il litorale (1903), embrioni di quello che sarebbe
diventato il magnifico Viale delle Palme e suo fu
l'incoraggiamento alla creazione di strutture alberghiere per i
visitatori che cominciavano a soffermarsi a Finale (che venne
citata in numerose guide specializzate). Per il suo
spirito di iniziativa venne definito "il Cavour di Finale
Ligure", della quale fu sicuramente il più grande Sindaco. Morì
nel 1929 a 84 anni quasi dimenticato.
2) Augusto Migliorini
Toscano di nascita, si trasferì a Finale dopo il matrimonio con
una finalese. Nel 1946 venne eletto Sindaco di Finale Ligure,
carica che tenne sino al 1974 (ad eccezione del periodo
1960/1964 affidato a Vincenzo Buraggi). Migliorini - l'uomo
giusto al posto giusto e nel momento giusto - riuscì a
traghettare la città, gravemente
compromessa dal periodo bellico, verso la rinascita economica. Dotato di un forte carisma e di
capacità decisionali fuori dal comune, come il suo illustre
predecessore Nicolò Sacconi mise subito mano al vecchio piano regolatore
e diede un forte impulso all'edilizia (pubblica e privata) ed
al turismo. Forse fu anche autocrate (tale venne definito sul
Secolo IXX) ma si deve osservare che il momento della
ricostruzione dell'unità nazionale e dell'economia richiedeva
che ai posti di comando salissero persone decise, intelligenti e
capaci (doti che Migliorini sicuramente possedeva anche troppo). Fra
le sue molte realizzazioni in campo pubblico si devono ricordare la
ristrutturazione del Viale delle Palme, l'ampliamento della
Piazza Garibaldi, il primo impianto del porticciolo turistico di
Capo San Donato (ultimato tuttavia dopo molti anni di
"sofferenza"), il nuovo campo di calcio oggi
intitolato al compianto Felice Borel, il miglioramento e
consolidamento degli arenili, il potenziamento degli istituti
scolastici e della viabilità, opere che migliorarono decisamente
la vocazione turistica di Finale Ligure, auspicata cinquant'anni
prima anche
da uno stratega come Nicolò Sacconi. Rimase coinvolto - secondo
me senza avere colpe specifiche - nell'annosa questione della Caprazoppa, dove i lavori di escavazione avevano
distrutto la parte superiore del promontorio e mutilato
irrimediabilmente la
secolare "strada napoleonica" (o, se si vuole, la
leggendaria "Via Herculea") e dove le frane costituivano una
seria minaccia per la sottostante Via Aurelia (in
un'occasione i massi travolsero delle auto di passaggio uccidendo
gli occupanti). E' certo che il
suo spirito di accentratore mal
sopportava le critiche al suo operato: da parte mia potrei solo l'eccessiva
permissività nella proliferazione di edifici di
cinque/sei piani in prossimità del mare (gli orti di Finalpia
sparirono per lasciar posto a "casermoni" di dubbio gusto) e l'alterazione di zone
ad alto interesse paesaggistico (si veda la circonvallazione a
monte e l'altura di San Bernardino, entrambe massacrate): devo comunque ammettere che i
suoi meriti furono esponenzialmente superiori ai peccati. Ad Augusto Migliorini è stato intitolato il Viale delle Palme. |
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