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Il IXX secolo
I Francesi a Finale L'arrivo dei
Francesi a Finale (1795) coincise quindi con la definitiva
scomparsa del Marchesato inteso come mera entità territoriale (la sua
presenza politica durante la dominazione genovese era ormai ridotta ad
alcuni privilegi sanciti dai carretteschi Statuti Del
Finale, fra l'altro ampiamente disapplicati dagli occupanti e presenti quindi solo sulla carta).
L'annessione alla Francia, che coincideva con l'uscita della secolare
nemica Genova, venne accolta a Finale con manifestazioni di entusiasmo
popolare, civili e religiose. La Liguria fu divisa in tre
circoscrizioni: il Finalese venne inserito nel Dipartimento Montenotte,
con capoluogo Savona. Le tre borgate di Finalborgo, Finalpia e
Finalmarina vennero riunite in un solo comune. Nei documenti
ufficiali fu adottata la lingua francese, fu operativo il codice civile
francese, il francese diventò la prima lingua nelle scuole e nei
collegi. Al comune venne preposto un "Maire" affiancato da un
Consiglio Municipale che si riuniva tuttavia solo una volta all'anno. Il
territorio si trasformò in chiave più moderna contraddistinta, dalle
numerose riforme finanziarie, amministrative e giudiziarie, fra cui il
nuovo catasto. Il primo Prefetto del Dipartimento Montenotte fu il
Conte Chabrol de Volvic, che, privilegiando la ristrutturazione delle
strade, diede impulso a commercio industria ed agricoltura, riportando
la zona ad un periodo di prosperità: fu un estimatore del Cantone di
Finale, del quale riconobbe la raffinatezza dei costumi, il buon grado
di istruzione della popolazione e la diffusione dell'industria
(fabbriche di cristalli, di carte da gioco, un cantiere nvale e
quattordici ferriere). Quanto fu fatto a Finale in quel periodo è
probabilmente dovuto ad un nobile finalborghese, Giorgio Gallesio,
che nel 1811 ricoprì la carica di sottoprefetto di Savona: oltre alla
costruzione di vie di comunicazione con Calizzano (per favorire il
commercio con il Piemonte di legname e ferro) e con Pietra Ligure
(litoranea), un'innovazione importante fu la messa in opera di nuove
scuole, che presero il posto delle modeste strutture preesistenti,
ricoverate in aule obsolescenti e non adeguati al numero degli abitanti.
Qualche altra notizia viene fornita da un manoscritto di un sacerdote, Nicolò
Capellino, che tuttavia non trattò degli
avvenimenti chiave del periodo: la Rivoluzione Francese venne liquidata in poche righe e Napoleone
(considerato il solo depositario del potere: solo alla sua caduta il Capellino si permise
di osservare che l'Imperatore "si sarebbe meritato uno sputo sul muso") citato con
timore, il tutto come avvenimenti
lontani e di scarsa rilevanza. Nel suo scritto riferì le problematiche della
popolazione sotto il governo francese: coscrizione obbligatoria,
confisca delle armi, obbligatorietà del porto d'armi, tasse sul vino, nonchè delle imposte patrimoniali e di registro (propedeutiche alla
preparazione del nuovo censimento catastale napoleonico. Venne invece
posto in risalto l'arrivo di Pio VII (1742/1823) a Savona (1809) ed il passaggio da
Finale dello stesso Papa di ritorno da Parigi(1814): il suo pontificato
(1800/1823) è contraddistinto dalla sua prigionia, prima nel palazzo
vescovile di Savona e poi di Fontainebleu. |
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L'Ottocento finalese Terminata la
bufera napoleonica, il 18 aprile 1814 Genova venne
occupata dalle truppe inglesi di Lord Bentinck: anche in questa
occasione i finalesi tappezzarono la città di manifesti che
salutavano l'inizio di una nuova era che avrebbe avuto il
proprio apice con Vittorio Emanuele II, il primo Re di un'Italia
finalmente unita dalle Alpi alla Sicilia. La Repubblica di Genova
diede vita ad un governo provvisorio, cui aderirono tutti i
comuni, per porre subito le basi al ripristino della vecchia
autonomia. Nel frattempo era stato convocato il Congresso di
Vienna con il quale l'Europa venne ad assumere una nuova
connotazione. Il 1° gennaio 1815 scomparve la quasi millenaria
Repubblica di Genova, che tanto importante era stata per le
vicissitudini del Marchesato sin dal XII secolo. Finale era
presente al Congresso con alcuni delegati (fra cui il Gallesio)
che tentarono invano di riottenere l'antica indipendenza: tutta
la Liguria entrò a far parte del restaurato Regno di Sardegna,
che dovette così rinunciare all'antico sogno di impossessarsi
della Lombardia. Finale fu nuovamente divisa in tre comuni, Finalmarina,
Finalpia e Finalborgo. Nel 1818 venne presentata ai
Savoia una
relazione con la quale i Finalesi candidarono la città al
ruolo di capoluogo di provincia, corredando la richiesta con le
testimonianze sull'importante ruolo storico e politico del
Finalese a partire dal XII secolo: il 10 dicembre 1818 venne
invece creata la nuova provincia di Albenga, che comprendeva
l'ex-marchesato. Con l'arrivo dei Savoia ebbe inizio un
processo di restaurazione e di epurazione: vennero sostituiti i
pubblici ufficiali in carica durante l'occupazione francese, gli
enti religiosi furono esentati dalle imposte, scomparve il "Maire"
sostituito dal Sindaco (nominato dal rappresentante della
monarchia e non dalla popolazione): il primo fu il Conte
Alessandro Messea che giurò solennemente fedeltà al Re. Durante
i moti carbonari del 1821 anche a Finale fu istituita la Guardia
Nazionale con lo scopo specifico di mantenere l'ordine pubblico:
soppressa da Carlo Felice, venne ripristinata da Carlo Alberto.
Finale fu sempre fedele ai Savoia: in loco le citate agitazioni
rivoluzionarie non ebbero risultati. Nel 1836 Carlo Alberto
passò da Finale, ove fu alloggiato nel palazzo Raimondi: il
sovrano venne accolto dall'entusiasmo della popolazione e
dall'esplosione delle mine esplose per l'apertura della nuova
galleria stradale sotto la Caprazoppa voluta per permettere
collegamenti stradali più rapidi con le zone più ad occidente
della Riviera Ligure. Il suo transito venne commemorato
con la costruzione di un arco trionfale a lui intitolato (si può
ammirare nei pressi dei bastioni di Castelfranco sulla Via
Aurelia). Religione, scuola e patria furono i punti salienti
del Risorgimento Savonese per tutto l'ottocento. Il 23 Luglio
1822 vennero istituite le scuole elementari comunali, ove si
insegnava a leggere e scrivere e la dottrina cristiana (era
vietato l'uso del latino): fra queste nel Finalese si distinse
in modo particolare il Collegio Aycardi, nato da una donazione
del 1757 e retto dai Padri Scolopi, che nel 1831 si trasferì
presso la chiesa di S. Antonio, quasi alla fine dell'attuale Via
Brunenghi. Nel 1815 Finalborgo venne prescelto come sede sede
del Tribunale di Giustizia, denominato poi Tribunale di
Prefettura, competente in prima istanza in materia civile e
penale. Nel 1830 Albenga, capoluogo di provincia, inoltrò
alle autorità una richiesta per diventare sede di Tribunale di
Prefettura. Tutti i comuni del Finalese cercarono di opporsi:
l'unica eccezione fu costituita da Finalmarina, che ritenne
corrette le pretese di Albenga, quasi sicuramente per le
secolari divergenze tra le due località...... |
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