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La mappa della sezione "Roma"

La Liguria preromanaI Romani in Liguria

Finale in età romana
Il vicus di PertiIl vicus di FinaleIsascoI ponti romani

Bibliografia

 
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Il Finalese in età romana (181 a.C. - 476 d.C.) - La necropoli di Isasco
Dopo la sconfitta dei Liguri del 181 a.C. iniziò il processo di romanizzazione della regione, che fu tuttavia piuttosto lento e, come nel costume dei vincitori, non tese a prevaricare gli usi preesistenti. Divenuta capoluogo amministrativo al posto di Savona (punita per l'appoggio dato al cartaginese Magone, fratello di Annibale e saccheggiatore di Genova) Vado Sabatia era inizialmente collegata ai "pagi" del proprio distretto da un'antica strada, forse sorta sulla leggendaria Via Herculea,  che passava dai crinali adiacenti al mare. Sicuramente da Spotorno risaliva verso l'altipiano delle Manie (transitando  appunto nei pressi di Isasco) e di qui scendeva nella Val Pia, scavalcando in stretti tornanti il promontorio Caprazoppa (solo più tardi, nel 13 a.C., venne aperta una seconda direttrice, la Via Julia Augusta). Lungo questa via di comunicazione sorsero centri abitati che usufruivano dell'accesso alla strada per implementare i propri commerci e ricevere i materiali di cui necessitavano per migliorare le pratiche agricole della zona.
In quest'ottica va inquadrato il sito, riferibile più ad un insediamento rurale di epoca romana tardo antica che ad un vero e proprio "vicus". La sua ubicazione permette ad Isasco di dominare un'ampia vallata intensamente coltivata a frutteto e vigneto incassata fra le colline sopra Varigotti. Anche se alcuni studiosi hanno voluto identificare Isasco con l'antico "vicus" di Varigotti ove peratro i reperti rinvenuti non sono mai anteriori al IV secolo d.C., sembra quindi più attendibile l'ipotesi del fundus agricolo che probabilmente era solo collegato all'insediamento costiero, al porto della Baia dei Saraceni ed alle fortificazioni di Capo Crena, sede forse già in epoca romana (ma sicuramente in quella bizantina) di un complesso religioso intorno alla chiesa di San Lorenzo ove sono venuti alla luce reperti dell'epoca, fra i quali una tomba tardo-imperiale istoriata da un bel bassorilievo databile al regno di Costantino e alcune sepolture, nonchè ceramiche e vasellame.
Una tomba di epoca augustea era già stata rinvenuta all'inizio del XX secolo. La necropoli venne alla luce nel 1952, quando - durante la costruzione della carrozzabile che collega Le Manie alla piccola frazione di Isasco - furono casualmente scoperte alcune tombe: le successive indagini permisero il recupero di una quarantina di sepolture ad incinerazione ed inumazione. Il nucleo delle tombe più antiche risale al I secolo d.C., mentre le più recenti appartengono all'età tardo imperiale Per quanto concerne le prime, si tratta di tombe ad incinerazione scavate nella roccia friabile: i resti della cremazione erano raccolti in urne o sparsi tra gli oggetti appartenenti al corredo funerario, costituito per lo più da balsamari in vetro, ceramiche fini, oggetti metallici appartenenti alle vesti del defunto. Le venticinque tombe ad inumazione sono invece quasi totalmente prive di corredo (con l'eccezione di un'olpe scanalata del IV-V secolo deposta accanto alla testa del defunto).  L'ultima tomba scoperta nel sito venne alla luce nel 1988: si trattava di una sepoltura ad incinerazione.
Sia che si trattasse di un vero e proprio "vicus" che si estendeva sino al litorale che nella (più probabile) ipotesi di semplice fattoria o fundus agricolo non si può sottovalutare l'importanza della scoperta: negli anni cinquanta la zona fu infatti dichiarata di interesse archeologico nazionale. Oggi (febbraio 2005) purtroppo si possono vedere solo alcune "buche" riconducibili alle tombe riempite dalla folta macchia mediterranea e da detriti di ogni genere.


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Il Finalese in età romana (181 a.C. - 476 d.C.) - La via Julia Augusta e i 5 ponti romani
Come abbiamo visto, dopo la conquista della Liguria da parte di Roma (181 a.C.) le comunicazioni con il capoluogo amministrativo di Vada Sabatia erano assicurate dalla Via Aurelia, la strada più antica (fatta risalire alla leggendaria Via Herculea) che correva parallela alla costa e scavalcava la Caprazoppa  proseguendo poi in prossimità del litorale sino a raggiungere le Gallie e la penisola iberica.
Nel 13 a.C., per espresso volere dell'Imperatore Augusto, presero il via i lavori di costruzione di una seconda direttrice viaria più interna che partiva da Vado Sabatia, attraversava i crinali del Monte Mao e del Bric Berna; da Magnone scendeva per tutta la Val Ponci sino a Verzi e Calvisio, oltrepassava la collina di San Bernardino, i torrenti Aquila e Pora (la tradizione locale attribuisce ai Romani i due ponti esistenti su questi corsi d'acqua), indi giungeva a Perti e Gorra per arrivare sul litorale di Borgio Verezzi (non risultano infatti testimonianze di ulteriori tratti). In quell'anno nasceva quindi la Via Julia Augusta, molto importante per il Finalese. La Val Ponci (presso Calvisio e Verzi, frazioni di Finale Ligure) conserva un'interessantissima testimonianza di ingegneria pubblica romana: cinque ponti che attraversano il Rio Ponci ed i suoi affluenti, fatti edificare secondo le fonti nel 124 d.C. dall'Imperatore Adriano, anche se questa datazione è stata  contestata a seguito del ritrovamento nei pressi del primo ponte di frammenti di vasellame e ceramica attribuibile al I secolo d.C.
I cinque ponti sono caratterizzati da eccezionali caratteristiche ingegneristiche e da tecniche costruttive all'avanguardia se rapportate al periodo: la larghezza delle campate (da cinque a sei metri), la robustezza dei muri di sostegno delle rampe d'accesso e l'accuratezza nella posa dei conci di rivestimento attestano la volontà di dar corpo ad una grande strada carreggiabile, tale da rendere comodo e veloce il transito di persone e merci in un tratto di un percorso trafficato sulla via delle Gallie e della Spagna.
Il primo ponte (delle Fate), restaurato in epoca recente, è tuttora in uso: è costituito da due anelli larghi sei metri e mezzo e da pile laterali superiori al metro di lunghezza, il tutto con un rivestimento di blocchetti e di parallelepipedi regolari in pietra del Finale. Si presentano discretamente conservati anche il terzo ed il quarto ponte (fra le due strutture si possono ammirare le cave da cui fu tratta la pietra per la costruzione del tratto di strada e dei ponti), del secondo esiste solo una parte della rampa d'accesso e del quinto residua una pila (peraltro molto suggestiva) sperduta tra i castagneti in prossimità della Colla di Magnone.

 

 

LA DOMINAZIONE ROMANA - BIBLIOGRAFIA

- PERTI Un territorio rurale nel Finale tra la preistoria e l'età moderna - Istituto Internazionale di Studi Liguri
- STORIA DEL FINALE  Vol. I -
G.A. Silla
- STORIA DI FINALE -
Comune di Finale Ligure
- IL FINALESE (1970) - Italia Nostra Sezione di Savona
- STUDI E RICERCHE SUL FINALESE - I
stituto di Architettura e Tecnica Urbanistica (Facoltà di Ingegneria di Genova)  

 


 
  Copyright by Alfredo45 Gennaio 2005