La mappa
della sezione "Roma"
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Il Finalese in età romana (181 a.C.
- 476 d.C.) - Il vicus di Perti
Alta Il Castelliere
della Rocca di Perti (Villaggio delle Anime) venne presumibilmente
abbandonato già durante l'Età del Ferro
in quanto diventato poco
razionale alle mutate esigenze dei tempi. Gli abitanti si
trasferirono sulla parte meridionale della Rocca, tra il Becchignolo (lo
sperone roccioso che ospita i ruderi di Castel Gavone) e la
chiesa
di S. Eusebio. Sottolineiamo ancora che i "vici" romani del
Finalese sorsero e si
svilupparono - nell'ambito del pagus finalese - soprattutto lungo le due
direttrici viarie del periodo: sicuramente la Via Julia Augusta
passava per Perti Alta, dalla quale si diramavano strade minori che
raggiungevano la Val Bormida e la Pianura Padana. Come abbiamo
visto (cfr. sub PREISTORIA) Perti era una
zona molto frequentata già durante la preistoria: la presenza di
nuclei umani viene attestata, oltre che dal citato Castelliere,
dall'insediamento di S. Antonino e dai livelli della caverna della
Pollera (che, oltre ai livelli più antichi, comprende anche
reperti ascrivibili ad una fase riferibile all'Età del
Bronzo). E' probabile che intorno alla chiesa parrocchiale
fosse presente un insediamento databile al II secolo a.C, come
attesta il ritrovamento di materiale inerente alla fase
pre-imperiale, fra cui alcune monete d'epoca punica e repubblicana.
L'occupazione urbana di Perti viene inoltre comprovata dal ritrovamento
di una necropoli risalente nella sua parte più antica (costituita
da tombe ad incinerazione) al I secolo d.C (le ultime tombe,
ad inumazione, vengono datate al V-VI secolo d.C.): il rogo
funebre della tomba ad incinerazione n. 9 viene fatto risalire
all'epoca neroniana (55-75 d.C.) e materiali di reimpiego dello
stesso periodo sono stati
rinvenuti nelle cripta di S. Eusebio; la
mancanza di sepolture nel II e III secolo d.C. potrebbe far
pensare ad un temporaneo abbandono dell'area, anche se sembrerebbe
difficile che per almeno due secoli la popolazione abbia lasciato uno snodo
viario di buona importanza
quale quello di Perti Alta. Sicuramente a Perti il
Cristianesimo arrivò abbastanza precocemente, quantomeno
anteriormente alla struttura definitiva delle gerarchie
ecclesiastiche del Ponente ligure (almeno un sessantennio prima
della nascita della Diocesi Vescovile di Albenga). Ciò è
dimostrato dal ritrovamento nelle immediate vicinanze della Chiesa
di S. Eusebio di un tegolone graffito riveniente dalla sepoltura
di un bimbo di nove anni: il reperto, noto come "epigrafe di
Lucius" è datato 362 d.C. (cita il Consolato di Flavio Nevitta).
L'epigrafe è la più antica iscrizione cristiana datata dell'Italia
Nord-Occidentale. Anche gli strati pavimentali più antichi della
cripta di S. Eusebio (XI secolo) sono attribuibili all'epoca
tardo-imperiale. |
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Il Finalese
in età romana (181 a.C. - 476 d.C.) -
Il vicus di Finalmarina e l'antica Pieve del Finale L'antica
Pieve del Finale, ubicata sotto la chiesa dei Cappuccini
all'inizio di
Via Brunenghi (la strada che da Finalmarina porta a Finalborgo)
era il punto centrale e più importante di un "vicus" ivi
ubicato. Secondo il Silla l'abitato doveva estendersi sino a Castelfranco, ove
vennero rinvenute statuette. medaglie, mattonelle romane,
resti di antiche murature e ceramiche, fra cui un'anfora alta
più di un metro (una simile venne ritrovata al Monte: il materiale è in gran parte
andato perduto e non più
reperibile), ed alla vicina chiesa dei Neri (dietro l'abside vennero
ritrovate diverse monete. fra cui un asse del 17 a.C.). Nella
zona della Pieve sono venuti alla luce reperti ceramici che
daterebbero il "vicus" almeno al II secolo a.C., in corrispondenza
quindi dell'attribuzione a Vada Sabatia (l'attuale Vado
Ligure) del ruolo di capoluogo amministrativo di un territorio
che aveva in Finale Ligure il suo confine più occidentale: nelle
immediate vicinanze della Pieve è stata ritrovata una
necropoli romana di età tardo imperiale, mentre altre quattro
tombe similari sono state scoperte un poco più a nord. Le
sepolture riesumate sono di vario tipo: a cassetta di tegoli,
a cappuccina, entro anfora, la cui datazione dovrebbe risalire
almeno al II secolo a.C. Per
quanto concerne la datazione della Pieve, un aiuto sostanziale
e certo giunge dalla scoperta della cosiddetta "epigrafe di
Paula", una lapide per la tomba
di un bambino morto all'età di due anni nel 517 d.C.(attualmente
esposta nella chiesa dei Cappuccini di Via Brunenghi), il cui
titolus si riferisce al
consolato di Agapio. Da ciò risulta quindi che la chiesa esisteva sicuramente già all'inizio
del VI secolo: si ritiene peraltro che la sua costruzione sia avvenuta
anteriormente, a cavallo tra il IV ed il V secolo d.C., probabilmente sulle
fondamenta di un
preesistente edificio romano, forse di carattere termale data la presenza
di una condotta ad ipocausto. La conferma arriverebbe anche
dalla conformazione dell'altare più antico, dalla "schola
cantorum" e dalla pavimentazione in "opus signinum", nonchè dalle
due tombe scoperte davanti all'altare: sotto i livelli romani
e bizantini sono quindi venuti alla luce quelli di età
repubblicana, con materiali risalenti al I-II secolo a.C.. Nell'affresco di
epoca medioevale
all'interno il noto studioso Silla vide raffigurati i due
santi Nazario e Celso, che, secondo la tradizione,
evangelizzarono la Liguria seguendo il percorso della
Via Julia Augusta: nel I secolo d.C. passarono da Finale ove
portarono il Vangelo (secondo lo stesso Silla si conservava
nella chiesa un'epigrafe di età settecentesca che aveva
sostituito una scritta commemorativa sulle pareti della
chiesa) e nel luogo da loro scelto per la diffusione del Verbo
venne edificato un edificio religioso che sostituì una
costruzione pagana. Con l'epigrafe di Lucius a Perti e con la
precocità della sua chiesa battesimale il Finalese assume una
posizione preminente nell'arrivo del Cristianesimo in Liguria,
contestuale se non precedente al sorgere basiliche cimiteriali della
vicina Albingaunum (IV-V secolo d.C.), divenuta sede di Diocesi
Vescovile. Il tutto confermerebbe l'identificazione del
leggendario Pollupice con il territorio finalese ed il ruolo pagense
di Finale Ligure, situata al
confine tra i due importanti distretti amministrativi di Vada Sabatia e
di Albingaunum. |
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