Paleolitico
Inferiore
(950.000 -
120.000 a.C.)
Il
periodo è
caratterizzato
dagli
aspetti
più
arcaici
dell'Età
della
Pietra. L'uomo
(Homo Erectus) comincia a popolare l'Europa: in Liguria
il
ritrovamento più antico è rappresentato dai
rudimentali strumenti scheggiati (fra cui un "chopper")
rinvenuti nelle grotte del Vallonet, al confine italo-francese di Ventimiglia:
i reperti sono stati datati ad
oltre 900.000 anni fa ed attestano la presenza
umana anche nella nostra regione.
L'Homo Erectus
era alto
circa 160
centimetri
ed aveva
una
struttura
tozza e
massiccia,
con fronte
e mento
sfuggenti.
Era in
grado di
costruire
arnesi in
pietra
(ciottoli
scheggiati
con i
margini
resi
taglienti
da
percussione) per
la caccia
di
animali,
anche di
grosse
dimensioni,
e viveva
in
accampamenti
familiari
in
prossimità
dei ripari
naturali o
all'aperto.
Le piccole
bande in
cui si era
organizzato
si
dedicavano
alla
caccia ed
alla
raccolta
di frutti
spontanei
in un
territorio
ancora
spopolato:
gli
accampamenti
erano
costituiti
da capanne
ovali di
lunghezza
variabile
fra i 10
ed i 15
metri.
dotate di
un
focolare
posizionato
al centro.
Dopo un
breve
periodo le
capanne
venivano
abbandonate,
lasciando
sul
terreno
parte dei
manufatti
in pietra,
i resti
dei
focolari
ed i
rifiuti
organici: le
piccole comunità
si
spostavano
in altri
territori
ove si
stanziavano
per un
altro
breve
lasso di
tempo.
Nel Finalese i
frammenti
ossei più antichi - riferibili
ad animali scomparsi ca. 600.000 anni fa
come
alcune
specie di
roditori - sono stati trovati nelle grotte di Valdemino a Borgio Verezzi
(al cui
interno sono
giunti per
"infiltrazione"
di falda
dagli
strati
superficiali
del
terreno):
le grotte
non hanno
tuttavia restituito
frammenti ossei umani
mescolati
a quelli
degli
animali
(la grotta
non ha mai
costituito
abitazione
per la
fauna o la
razza
umana).
Gli altri reperti di industrie litiche liguri sono poche centinaia (fra cui alcuni
bifacciali), risalgono ad un periodo che varia fra i 400.000 e i 120.000 anni fa e provengono da cinque sole località:
fra queste troviamo nel Finalese la grotta delle Fate
(in cui
nel corso
di recenti
scavi
- 1987 - è
stato fra
l'altro
rinvenuto
un
bifacciale
perfettamente
conservato
all'interno
del
cunicolo) e l'altopiano delle Manie
i reperti
testimoniano
l'intensa
frequentazione
del luogo): i due siti hanno restituito
alcune
decine di
manufatti
("epannellèes", bifacciali, raschiatoi,
punte databili
ad almeno
300.00/350.000 anni fa). Nel Finalese mancano ancora reperti antropologici
degli
uomini che
hanno dato
vita a
queste
industrie
primordiali.
Nel
territorio
ligure
sono stati
reperiti
solo due
frammenti
ossei,
ai Balzi
Rossi di Ventimiglia
(una
parte di
ileo di
una donna
adulta di
circa 40
anni
datata
almeno
225.000
anni fa)
ed alla
grotta del
Lazaret
presso
Nizza (un
frammento
di cranio
parietale).
Paleolitico
Medio
(120.000 -
38.000 a.C)
E' il periodo nel quale si è espressa la cultura dell'Uomo di Neanderthal (cosiddetta "cultura musteriana").Questo
nostro
progenitore
occupò
territori
meno vasti
rispetto
ai suoi
antenati
e, durante
l'ultima
glaciazione,
si diffuse
solo in
Europa e
nel Vicino
Oriente.
Adatto a
vivere in
climi
freddi, non
era molto
alto e la
sua
struttura
era
tarchiata,
ma il suo
cervello
aveva un
volume
simile al
nostro.
Curava i
feriti ed
i malati e
praticava
il culto
dei
defunti
che seppelliva.
Le sue
occupazioni
principali
erano
sempre la
caccia e
la
raccolta.
Era molto
abile
nella
produzione
di
attrezzi
in pietra,
che
reperiva
da materia
prima
rinvenuta
nei pressi
delle
proprie
abitazioni.
Impiegava
poco
l'osso ed
il corno.
Come il
suo
predecessore
si
spostava
in ampi
territori
seguendo
gli
animali e
viveva
soprattutto
nelle
caverne.
Nel
Finalese
sono stati
rinvenuti
almeno
quindici
giacimenti.
La
presenza
nel nostro
territorio,
molto
importante
per lo
studio del
periodo,
di un
centinaio
di grotte
di varie
dimensioni
ha
indubbiamente
favorito
gli
insediamenti
dell'Homo
Erectus
(Paleolitico
inferiore)
e, ancor
di più,
quelli del
più
evoluto
Homo
Neanderthalensis.
I siti
archeologici
del
Paleolitico
Medio
nella
nostra
zona
e ci hanno
tramandato
un
repertorio
di
industria litica
molto
vasto.
Dobbiamo
doverosamente
menzionare
almeno
due
giacimenti,
entrambi
effettuati
in grotta,
che
vanno
illustrati
in modo
particolare:
-
la
Grotta
delle
Fate
l'ampio
ingresso
della
caverna
è
ubicato
sulla
collina
sovrastante
il primo
ponte
romano;
nell'ottocento
era
conosciuta
soprattutto
come un
immenso
cimitero
di
migliaia
di
scheletri
dell'Ursus Spelaeus,
suo
abitatore
quasi
esclusivo;
tuttavia la
grotta
ha
restituito
tre
frammenti
ossei
riferibili
all'Uomo
di Neanderthal
fra i
più
antichi
esistenti
in
assoluto
(frontale
e
mandibola
di un
bambino
decenne
e
mandibola
di
adulto: ca.
80.000 a.C.)
rinvenuti
tra i
reperti
di Padre
Amerano,
pioniere
della
moderna
archeologia
che
esplorò
a fondo
l'antro
alla
fine del IXX
secolo,
scoprendo
tra
l'altro
resti di
ceneri
di
focolare
che
attestavano
appunto
la
presenza
di
esseri
umani:
verso la
fine del XX
secolo i
reperti
sono
diventati
15
(alcuni
denti ed
altri
frammenti
riconducibili
ai primi
tre).
Dobbiamo
rammentare
che
questi
resti
ossei
sono
gli
unici
riferibili
in
Liguria
all'Uomo
di Neanderthal;
-
L'Arma
delle
Manie
è la più
ampia
caverna
del
Finalese; nonostante la presenza di resti umani, non si può affermare che la grotta delle Fate
fosse abitata dall'uomo
(il 90%
di
reperti
ossei si
riferisce
infatti
all'Ursus
Spelaeus).
L'Arma
delle
Manie,
unitamente
al
circostante
altopiano,
è stata
invece
abitata
sin dal
Paleolitico
Medio:
in essa
sono
stati
rinvenuti
focolari,
posti di
lavoro
ed altro
materiale
che la
identificano
come
intensamente
usata
dai
nostri
progenitori.
In una
parte
della
grotta
(chiusa
al
pubblico)
gli
scavi
procedono
anche
oggi: i
ritrovamenti
non sono
quindi
finiti.
Troviamo
altre
testimonianze,
sia pure
di
minore
entità
ed
importanza,
in altre
grotte
del Finalese:
la
Caverna
degl Zerbi,
l'Arma del
Morto,
l'Arma du
Rian,
l'Arma Prinsipà
(ove fu
rinvenuto
un
cranio
di
pantera),
la Caverna
della Pollera
(un
raschiatoio
convergente
in
microquarzite
gialla)
e le
vicinanze
del Castrum
Perticae
(alcune
decine
di
manufatti)
attestano
come la
zona
fosse
intensamente
popolata
già
nella
preistoria,
favorita
- come
detto -
sia dal
gran
numero
di antri
abitabili
che da
un clima
che,
allora
come
oggi
(affermazione
ampiamente
testimoniata
dai
ritrovamenti
di
piante
ed
animali
tipici
di zone
relativamente
calde),
era
sicuramente
caratterizzato
da una
temperatura
più mite
rispetto
alla
Pianura
Padana.
L'Uomo
di
Neanderthal
scomparve
circa
38.000
anni fa
(in
coincidenza
con
l'arrivo
in
Europa
dell'Homo
Sapiens
Sapiens,
con cui
convisse
alcune
migliaia
di
anni):
la sua
fine
resta un
mistero
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