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La mappa della sezione Marchesato

Verso il II millennio

Cronologia

 Origini della dinastia
1162/12311231/1313
1313/13921392/1450
1450/15351535/1598

Genealogia

Appendice
Castel Gavone
Le originiPrima distruzione
La fineOggi (2005)Santa Caterina
La costruzioneEventi successivi
Conclusioni

Bibliografia

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1162/1231 - Gli albori del Marchesato
Il primo ad essere citato come Marchese Del Carretto (così definito in un atto del 1179), fu Enrico I il "Werth" (il "Valoroso) o il "Guercio".  Racconta il Filelfo che tale curioso secondo soprannome gli derivò dalla partecipazione  alla Seconda Crociata (1147-1149), nel corso delle quali fu ferito ad un occhio da Joppe, un Principe musulmano,  su cui, nonostante la menomazione, ebbe comunque la meglio: secondo il racconto Enrico strappò all'avversario il turbante durato su cui era rimasta l'impronta di cinque dita insanguinata, circostanza che avrebbe indotto il Marchese ad adottare un nuovo stemma di famiglia con cinque bande rosse in campo oro (ancora oggi questi sono i colori delle insegne di Finale Ligure). Durante la Crociata venne avvisato di gravi tumulti scoppiati nel Marchesato, fomentati forse dai nascenti comuni di Noli e Savona: ritornato subito a Savona, riuscì a sedare la ribellione, anche se in tempi relativamente lunghi, grazie ad un complicato gioco di alleanze e di compromessi.
Al 1150 datano le prime schermaglie con Noli, che gli riconobbe alcuni privilegi feudali ma pretese ed ottenne che lui riconoscesse a sua volta il Consolato della città. Nel 1154 con un atto di forza occupò militarmente Noli: l'intervento di Genova, che invase e saccheggiò alcune zone del Finalese, lo obbligò a ritirarsi. Il 10 giugno 1162 ricevette da Federico I Barbarossa l'investitura ufficiale del feudo: da quel momento divenne un fedelissimo dell'Imperatore, suo consigliere e frequentatore della sua corte. Enrico I Del Carretto era noto per le sue conoscenze politiche, per la sua abilità di negoziatore e per la sua competenza nel diritto feudale. Nel 1183 il Barbarossa lo incaricò di avviare trattative con i comuni della Lega Lombarda: il 30 aprile 1183 negoziò e sottoscrisse a Piacenza l'atto che sanciva la pace con la Lega, documento controfirmato a Costanza dall'Imperatore il 25 giugno dello stesso anno. Alla sua morte avvenuta nel 1185, i figli si spartirono il Marchesato: il Finalese toccò ad Enrico II Del Carretto. Citato da atti del tempo e  dalla maggioranza degli storici come Marchese del Carretto, in effetti era ancora Marchese del Vasto. Morì nel 1185.
Il figlio Enrico II Del Carretto rimase fedele alla tradizione ghibellina che legava la famiglia all'Imperatore. Nel 1185 la divisione del patrimonio paterno con il fratello Ottone gli riservò il Finalese, Noli, alcuni territori nelle Langhe ed in Valbormida, le ville di Calizzano, Osiglia, Millesimo, Cengio, Altare, Cosseria e Carcare, oltre a diverse stazioni di controllo sulle direttrici che dal mare raggiungevano la Pianura Padana. Si trattava di un territorio compatto, strategicamente importante e potenzialmente ricco di uomini e di risorse, che il Del Carretto riuscì a far crescere. Anche Enrico II incontrò una fiera opposizione dagli abitanti di Noli: nel 1188 dovette cedere ai Nolesi il diritto di feudo e gradualmente questa città si affrancò completamente (il 2 settembre 1196 con un diploma dell'Imperatore Enrico IV). Nello stesso 1188 si stabilì a Finale: qui curò l'allargamento del "burgus" (Finalborgo), che fu cinto di mura e fossati naturali (i torrenti Pora ed Aquila) e iniziò sull'altura del Becchignolo la costruzione di Castel Gavone (sembra su una preesistente fortificazione), che sarebbe diventato la sua dimora ed il suo rifugio durante li frequenti conflitti con i genovesi. Sotto il suo dominio il porto di Finale a Varigotti assunse una notevole importanza e si pose come alternativa a quello di Genova, gelosa del proprio monopolio marittimo e commerciale: le strutture portuali comprendevano un lungo e largo molo edificato su una fila di scogli, oltre ad una torre quadrata con finestre a sesto acuto che fungeva da faro (l'edificio è stato purtroppo demolito completamente durante la costruzione della linea ferroviaria). La stessa cosa avvenne per la nascente industria cantieristica finalese, che poteva utilizzare il legname del boscoso entroterra. Nel 1206 fondò un nuovo borgo a Millesimo in Val Bormida, che assunse la veste di capoluogo montano del Marchesato per la sua posizione strategica sulle vie di comunicazione con il Piemonte. Allarmata dalle sue molteplici iniziative, nel 1217 la "Superba" gli intimò di abbattere le fortificazioni, ordine disapplicato. Nel 1226 si alleò con l'Impero contro Genova, che tuttavia vinse e gli impose un giuramento di obbedienza. Morì nel 1231, dopo aver visto la realizzazione del suo disegno di potenziamento che gli permise di affermare la sua indipendenza da Genova.   

 

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1231/1313 - Continuano le scaramucce con la Repubblica di Genova
Il suo successore, Giacomo Del Carretto, visse in un periodo che affermarsi le ostilità fra la Chiesa Cattolica e l'Impero, entrambi desiderosi di assicurarsi il predominio del mondo feudale del tempo. Giacomo continuò la tradizione dei suoi predecessori: si schierò con i fautori dell'Imperatore Federico II (i Ghibellini) e rinsaldò i legami con il regime sabaudo. Nel 1240, rompendo con la guelfa Genova, tradizionale avversaria del Marchesato, aiutò il Vicario Imperiale Manfredo II Lancia e nell'agosto 1240 raggiunse l'Imperatore a Pavia. Questo diede alla Superba il pretesto per dichiarargli guerra. Il Marchese sconfisse Genova, catturando Fulco il Guercio, comandante delle sue milizie. Nel 1243  la Repubblica cinse d'assedio Savona con un forte esercito: Giacomo si schierò a difesa di Savona, ove portò soldati e riserve alimentari, diventando il capo della resistenza savonese. Tuttavia la ribellione non ebbe un esito favorevole: costretto a venire a patti, dovette liberare Fulco. Con il placet imperiale fu nominato Governatore di Albenga, ma lasciò il governo della città a Manfredo d'Incisa.
Un evento importante che gli permise di rafforzare i già stretti rapporti con Federico II fu il suo matrimonio a Cremona con Caterina di Marrano, figlia naturale dell'Imperatore (maggio 1247). Acquisì un ragguardevole prestigio a corte ed ebbe parecchi incarichi in Piemonte (fra l'altro fu nominato Podestà di Ivrea e Vicario della parte settentrionale dell'astigiano). Nel dicembre 1250 morì Federico II: lo schieramento ghibellino si dissolse e Giacomo dovette prestare giuramento di fedeltà a Genova, con l'impegno di rispettare quanto già imposto al padre (soprattutto la distruzione del porto di Varigotti, mai attuata....). In cambio Genova non pretese danni di guerra e riconobbe la sua signoria. Di lui si narra un curioso aneddoto:entrato in possesso del trono d'oro e gemme di Federico II, il 12 giugno 1231 lo costituì in pegno alla Compagnia Finanziaria di Bruno Spinola che a fronte gli erogò 2.000 "libre di genovini", riservandogli il diritto di restituzione per 1.600 "provini"; Giacomo non riuscì ad onorare il debito ed il trono, dopo vari passaggi, fu acquistato da Corrado di Svevia. Per migliorare le condizioni del finalese, provato dalla recente guerra che aveva ridotto a livelli critici la finanza del Marchesato, strinse accordi di natura commerciale con i comuni limitrofi e riuscì in un lasso di tempo relativamente breve a dare nuovo respiro ai traffici commerciali, marittimi e terrestri. Le notizie sul suo conto cessano nel 1266. La sua morte segnò la fine dell'unità geografica e politica del Marchesato avviata dal padre Enrico II.
Nel 1268 i tre figli divisero il feudo in terzieri. Il Finalese e le terre di Balestrino, Bardino, Borgio e Clavesana vennero assegnati ad Antonio Del Carretto ( amministrati in comune sino al 1276 i territori di Millesimo, Cosseria e Carcare). Nello stesso anno discese in Italia lo sfortunato Corradino di Svevia, che rivendicava per sè Napoli e Sicilia, saldamente in mano a Carlo d'Angiò. I Del Carretto permisero a Corradino di attraversare i loro domini e di imbarcarsi a Vado Ligure per il Sud dell'Italia. Per ritorsione Carlo d'Angiò ordinò al Siniscalco di Lombardia di muovere loro guerra: al fine di evitare una sicura sconfitta i Del Carretto, e fra essi Antonio, fecero atto di sottomissione a Carlo. Nel 1280 Genova lo dichiarò "ribelle": in realtà la Repubblica era sempre più preoccupata per lo sviluppo del porto di Finale che vedeva un continuo aumento di traffico marittimo, per l'afflusso di fuggiaschi e per l'appoggio ad altre potenze italiane e straniere. Iniziò un periodo di forte tensione (che durerà sino alla fine del XV secolo). Nel 1292 Antonio fu obbligato a firmare un accordo che imponeva alle navi finalesi lo scalo obbligato nel porto di Genova. Nel 1311 prima di morire Antonio rinnovò ai finalesi, migliorandoli, gli Statuti in sostituzione di quelli concessi da Giacomo del Carretto nel 1258. Ebbe tre figli, Giorgio, Enrico e Antonio.

 

  

 

   


 
  Copyright by Alfredo45 Gennaio 2005