Camporotondo è raggiungibile dalla
frazione di Calvisio: si prende la strada per Lacremà (il vecchio borgo
medioevale di Calvisio) da cui parte il sentiero che sale sino al sito. Ancora oggi l'origine, la datazione e la destinazione di Camporotondo sono avvolte nel
mistero: si tratta di una circonferenza di circa 150 metri di diametro delimitata da lastroni di pietra (in genere di forma
triangolare) oggi pressochè interamente invasa dalla fitta vegetazione, al cui interno si possono ammirare i resti di abitazioni
ricavate negli anfratti sottoroccia. Senza voler essere irriverenti, possiamo accostare
Caporotondo al circolo megalitico di Stonehenge.
Una delle interpretazioni più accreditate attribuisce a questa costruzione un significato rituale, legato alle antiche pratiche di culto
celtico. Secondo altri lo scopo del recinto era provvedere alla difesa (espressione dei c.d. Castellieri di cui troviamo altre tracce nelle alture
sopra Perti Alta). Sembra in ogni caso attendibile l'origine celtica del manufatto: altre testimonianze possono essere rinvenute nelle
incisioni dei Ciappi (croci che ricordano gli oranti della Valcamonica, coppelle per la raccolta dell'acqua ed altre probabilmente rimodellate in epoca recente)
nonchè, forse, in una grandiosa costruzione ubicata a quota 320 sul Bric Reseghe, a poche centinaia di metri, e nel simulacro del dio celtico, Penn
che la tradizione locale vede raffigurato in uno spuntone di roccia posto all'imbocco della Val Ponci.
Una spedizione archeologica del 1994 ha rinvenuto a Camporotondo uno strano pozzo molto interrato profondo tre metri e largo due ma non è riuscita a trovare
collegamenti di tipo astronomico che potessero motivarne la costruzione. Le abitazioni trogloditiche si ripetono nell'attigua
Valle del Vacchè, un tempo coltivate a cereali, soprattutto ceci ed orzo. La più nota è senza dubbio la Casa del Vacchè, abitazione di
una certa dimensione ricavata da un riparo sottoroccia utilizzata anche ai giorni nostri come ripostiglio e stalla. Camporotondo può essere raggiunto anche dalla frazione di San Bernardino:
prendendo il sentiero che porta ai noti Ciappo dei Ceci e Ciappo delle Conche (da vedere le incisioni di cui sopra) e deviando sulla destra - prima del Ciappo dei Ceci - per scendere verso la Valle del Vacchè, il recinto megalitico ed infine Lacremà.